Non si giudica dalle apparenze
L'effetto alone e il cervello che inganna
Non giudicare una persona da come appare è una buona norma sempre valida anche se non è così semplice seguirla. In molti casi, infatti, è il nostro stesso cervello che ci porta a generalizzare, estendendo il giudizio su una persona o un oggetto da un singolo aspetto a una valutazione generale. In altre parole: siamo portati ad attribuire a una persona di bell’aspetto una serie di caratteristiche positive (è intelligente, solare, buona, educata, onesta) anche senza verificare se le possieda o meno. Allo stesso modo, imbatterci in una persona dall’aspetto trasandato ci può portare, senza volerlo, a considerarla anche maleducata, poco intelligente, pericolosa…
Questo fenomeno si chiama “effetto alone” e fu rilevato per la prima volta nel 1920 dallo psicologo Edward L. Thorndike durante uno studio sui comportamenti all’interno dell’esercito. Lo psicologo notò che i militari tendevano a descrivere in maniera generalmente positiva i loro superiori dopo aver scoperto in questi ultimi una qualità positiva; e viceversa, attribuivano un giudizio negativo se avevano scoperto una qualità negativa.
Un altro interessante esperimento su questo tema è stato condotto nel 1969: un gruppo di persone fu chiamato a valutare la colpevolezza di una persona coinvolta in un incidente automobilistico. Furono presentate diverse vittime e diversi imputati, più o meno attraenti. Il risultato fu che i giurati attribuirono pene più severe quando la vittima era attraente e/o quando l’imputato era poco attraente. Il giudizio era quindi stato influenzato dall’aspetto fisico dei soggetti coinvolti. Per “fortuna” successivi esperimenti dimostrarono che l’effetto alone non era più valido nel caso di reati gravi.
L’effetto alone condiziona però la nostra vita quotidiana: pensiamo a come viene usato in politica, oppure a come influisce sugli esami e su colloqui di lavoro, o a come viene sfruttato in pubblicità, dove, ad esempio, si chiede a un attore molto bello di mostrarsi appassionato di un prodotto anche se le sue competenze su quel prodotto sono limitate.
Fermarsi qualche minuto a pensare come l’effetto alone influisca sulle nostre scelte di tutti i giorni può essere un buon esercizio per aumentare la nostra consapevolezza su noi stessi e sul mondo che ci circonda.